Antonio Caridi, il senatore del gruppo Gal di cui la Dda reggina aveva chiesto l’arresto nell’ambito dell’operazione “Mamma Santissima” e nei cui confronti ha chiesto un altro provvedimento nell’ambito dell’operazione denominata “Alchemia”, sarebbe il riferimento politico della ‘ndrangheta. Lo ha ribadito il procuratore capo della Dda reggina, Federico Cafiero de Raho, nel corso della conferenza stampa. “Caridi – ha spiegato – e’ soggetto partecipe alla cosca Raso-Gullace- Albanese, ma e’ inquadrato nell’ordinanza del Gip come riferimento politico della ‘ndrangheta e non di una sola cosca”. Questa volta, però, il giudice per le indagini preliminari, pur riconoscendo il gravissimo quadro indiziario, non ha inteso emettere una misura cautelare, poiché la contestazione al Caridi è stata ritenuta assorbita, quanto alle esigenze cautelari, dalla precedente inchiesta “Mamma Santissima”.
Ma sono in generale le ‘ndrine di Cittanova e Palmi radicate al nord ad essere state colpite con l’inchiesta “Alchemia”, che ha coinvolto oltre 40 persone e portato al sequestro di beni per 40 milioni di euro. E nella rete di aziende che ruotavano attorno alle cosche calabresi, da tempo radicata in Liguria e basso Piemonte, come i “Raso-Gullace-Albanese”, figurano anche tre imprenditori della provincia di Alessandria.
Si tratta di Giampaolo Sutto, genovese domiciliato di fatto a Trisobbio; Marianna Glutteria di Serravalle, formalmente titolare della Euroservizi Srl, impresa operativa nel settore delle pulizie, con sede a Serravalle Scrivia; e Orlando Sofio, di Novi. Sofio formalmente è dipendente della Euroservizi ma viene indicato dagli inquirenti quale “braccio destro e referente per il boss Gullace Carmelo”. Non solo, lo stesso Sofio era per la cosca ‘Raso-Gullace-Albanese’ il collegamento con la cosca denominata “Parrello-Gagliostro”. Le posizioni di ciascuno di loro sono al vaglio degli inquirenti e le responsabilità ancora da accertare.
Le accuse nei confronti degli indagati sono, a vario titolo, associazione per delinquere di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, corruzione, intestazione fittizia di beni e società. La complessa attività investigativa ha permesso poi di documentare gli stretti rapporti e la sussistenza di interessi economici comuni tra la cosca “Raso-Gullace-Albanese” di Cittanova e quella dei “Parrello-Gagliostro” di Palmi, i cui affiliati gestiscono numerose società attive prevalentemente nel settore dei servizi di igiene ambientale. E’ stato, inoltre, eseguito il sequestro preventivo di beni mobili, immobili, depositi bancari di 21 società, la maggior parte delle quali con sedi in Liguria, Piemonte (tra cui quelle alessandrine), Lombardia, Lazio e Calabria, riconducibili alle consorterie mafiose per un valore complessivo stimabile in una quarantina di milioni di euro.
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