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CASO ETERNIT, LA SENTENZA DEL PROCESSO D’APPELLO

Lunedì 3 giugnola Cortedi Appello del Tribunale di Torino ha dichiarato, con la sentenza di secondo grado del processo Eternit, Stephan Schmidheiny colpevole di disastro doloso permanente e omissione di cautele anti-infortunistiche. Dovrà scontare una pena di diciotto anni e pagare circa 90 milioni di euro in risarcimenti: oltre ad essere stato riconosciuto colpevole delle morti e dei disastri provocati dagli stabilimenti Eternit di Casale Monferrato, infatti, dovrà rispondere anche per quelli causati dall’azienda a Bagnoli (Napoli) e a Rubiera, che nella sentenza di primo grado erano, invece, stati esclusi per intervenuta prescrizione.

Questa sentenza, definita ‘storica’ da molti, rappresenta, per la città di Casale (ma non solo), una vera e propria conquista, che e` stata resa possibile grazie all’impegno e la determinazione di cittadini coscienziosi e responsabili.

Tantissima la tensione e la commozione all’interno ‘dell’aula uno’ del tribunale e moltissime le rappresentanze: i parenti delle vittime monferrine, gli studenti delle scuole superiori di Casale, i ragazzi del liceo Laura Bassi di Bologna, gli operai delle officine grandi riparazioni Trenitalia di Bologna e un nutrito gruppo di rappresentanti di Andeva (rappresentanza francese). Tutti con lo stesso obbiettivo: giustizia. Giustizia per le numerosissime vittime che hanno dovuto pagare con la propria vita il terribile ricatto fra lavoro e salute, e giustizia, ancora, per le loro famiglie.

Ascoltare la lunga lista di nomi delle vittime letta dal presidente della Corte di Appello Alberto Ogge`, in aula, ha incrementato ancora di più la commozione e il senso di orgoglio e vittoria verso una lotta che, inizialmente, pareva impossibile d’affrontare.

La numerosa presenza dei giovani ha dimostrato quanto la città tenga a questa battaglia e quanto sia indispensabile prendere esempio dai rappresentanti di Afeva per poter intraprendere un cammino di vita corretto, basato sull’importanza del lavoro ma, soprattutto, su quello della salute.

Restano comunque punti oscuri dopo la sentenza di Appello riguardo ad alcune provvisionali non concesse ad un gruppo di persone che si erano costituite parte civile.

Personalmente, ho avuto l’opportunità di vivere questo importante momento di civiltà attraverso l’obbiettivo della mia macchina fotografica. Ho inquadrato e fissato nel tempo i volti commossi, le lacrime tra le rughe delle persone più anziane, gli occhi vispi dei più giovani, la tenacia dei pm e, più in generale, l’ennesimo importante tassello di una storia che non si e` ancora conclusa. Alla quale, pero`, tutti insieme, possiamo mettere un punto.

 Sara Marello

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