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Ospedale di Alessandria: «Turbativa d’asta e corruzione” sono i reati ipotizzati nell’operazione ‘Molosso’

«Turbativa d’asta e corruzione” sono i reati ipotizzati nell’operazione ‘Molosso’, che ha portato la Guardia di Finanza a perquisire una trentina tra ospedali, Asl, aziende e abitazioni private. Interrotto, secondo l’accusa, un “malcostume diffuso, fatto di gare d’appalto truccate e di ipotesi di corruzione all’interno della sanità piemontese”.

Indagate 19 persone e 5 società, sono stati sequestrati conti correnti riconducibili a tangenti ricevute da un indagato. Ipotizzati danni al Servizio sanitario nazionale a vantaggio, di un’azienda torinese e di una multinazionale veneta leader nella fornitura di prodotti e apparecchiature mediche. Nel mirino alcuni appalti per la fornitura di camici e divise per medici e infermieri stilate per l’accusa per favorire la multinazionale.

All’ospedale di Alessandria le indagini avrebbero individuato la corruzione di un coordinatore infermieristico membro della commissione per l’appalto di prodotti e apparecchiature chemioterapiche, favorendo una specifica società.

In carcere sono finite 17 persone, 6 sono state poste agli arresti domiciliari e per 3 è stato disposto l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria. Le indagini sono state condotte tra il 2017 e il 2018 dagli investigatori della prima divisione del Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia e dagli agenti delle Squadre mobili di Verona e Venezia. L’inchiesta è ancora in corso ed oltre alle persone colpite da misure cautelari ci sono ulteriori indagati. Il boss che gestiva l’organizzazione è Antonio Gardino, detto Totareddu, uomo vicino alla cosca Arena-Nicosia. Sono stati sequestrati 15 milioni di euro frutto di un’attività volta al riciclaggio ed allo spaccio di stupefacenti, con società fittizie che evadevano il Fisco e creavano provviste di denaro. Non un fenomeno mafioso tradizionale, ma organizzato con una rete di contatti nel territorio – come hanno sottolineato il procuratore di Venezia Bruno Cherchi e Francesco Messina, dell’Anticrimine – che ha coinvolto la municipalizzata veronese Amia per lo smaltimento dei rifiuti, che faceva circolare denaro, corsi di formazione, con due dirigenti che sono tra gli indagati.  Il denaro gestito nel Veronese giungeva dalla Calabria e veniva riciclato per lo più attraverso imprese edili, portando ai reati di riciclaggio, estorsione ed evasione fiscale. (Ansa)

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