Libera Alessandria Rotating Header Image

‘ndrangheta: maxi richiesta di sequestro beni in provincia e le motivazioni della Cassazione sulla sentenza “Maglio-Albachiara” a carico dei vertici della “locale di Bosco Marengo”

traffico_rifiuti_tossici_0Le mafie in provincia di Alessandria: dove eravamo rimasti?
Sulle pagine de Il Piccolo del 13 Novembre 2015, Monica Gasparini ricordava che “nei mesi scorsi sono stati proposti sequestri di beni del valore di diversi milioni di euro, riconducibili a persone e aziende della provincia di Alessandria ritenute collegate alla ‘Ndrangheta. Si tratta di richieste di provvedimenti (la cui entità sottolinea le dimensioni del problema) attualmente al vaglio della magistratura”.
Nello stesso articolo viene anche citato un provvedimento di confisca che era già stato adottato in merito ai “beni nella disponibilità di Antonio Maiolo, 71 anni, (Sale)”, condannato in via definitiva per affiliazione alla ‘ndrangheta (416 bis) insieme ad altri 15 coimputati nel processo Maglio/Albachiara. La confisca definitiva a Maiolo è per la precisione relativa ad un appartamento ed una villa in Comune di Sale (AL), tuttora in attesa di essere assegnati.

Beni per circa un milione di euro erano stati sequestrati anche a Bruno Pronesti’, abitante a Bosco Marengo (AL), arrestato nel giugno 2011 sempre nell’ambito dell’operazione ”Maglio/Albachiara” della Dda di Torino e ritenuto il capo della ”locale” della’ndrangheta nel Basso Piemonte ribattezzata dai media come “locale di Bosco Marengo”. Dava ordini, teneva i riti di affiliazione e curava i rapporti con i vertici in Calabria. Dopo l’arresto si era dissociato dal sodalizio mafioso. Oggi sconta anche lui una pena definitiva per 416 bis, come pure l’ex consigliere comunale di Alessandria Giuseppe Caridi e l’imprenditore edile Sergio Romeo di Novi Ligure.

SCARICA QUI LE MOTIVAZIONI della Sentenza di Cassazione n. 31666/2015 relativa alle condanne definitive per 416bis nel Basso Piemonte (processo Maglio/Albachiara).

Sempre Monica Gasparini, su Il Piccolo del 13/11/2015, sosteneva infine come “il fenomeno di infiltrazioni di personaggi legati alla criminalità organizzata è reale e la provincia di Alessandria ha un grado di pericolosità alto, anche per questioni geografiche. Ma quali sono le zone più a rischio? In questo momento gli elementi informativi e investigativi iscrivono il Tortonese tra le aree più gettonate da queste organizzazioni”.

Non possiamo che essere d’accordo, estendendo la zona “calda” più in generale al triangolo geografico Alessandria-Novi Ligure-Tortona, dove si sono concentrate tutte o quasi le diverse operazioni contro esponenti della criminalità organizzata di stampo mafioso degli ultimi 6 anni, dall’operazione “Chiosco grigio” nel 2009, all’operazione “Triangolo” nel 2015 (vedi QUI gli ultimi sviluppi delle indagini), passando per “Maglio-Albachiara” nel 2011 e le altre varie inchieste nate attorno al progetto della TAV MI-GE “Terzo valico” dei Giovi.
Seguiremo con attenzione gli sviluppi futuri, anche attivando nuove forme di collaborazione con l’Osservatorio sulle mafie di Libera Piemonte (sedi di Torino e Novara) e l’Osservatorio Boris Giuliano di Libera Genova.

0 Comments on “‘ndrangheta: maxi richiesta di sequestro beni in provincia e le motivazioni della Cassazione sulla sentenza “Maglio-Albachiara” a carico dei vertici della “locale di Bosco Marengo””

Leave a Comment