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INTERVISTA CON PINO MASCIARI

INTERVISTA CON PINO MASCIARI
“Ogni persona che viene a conoscenza della mia storia mi allunga la vita di un giorno”

uomo simbolo della lotta alla ’ndrangheta

GIUSEPPE “PINO” MASCIARI: uomo simbolo della lotta alla ’ndrangheta

a cura di Carlo Piccini

Lei arriva da una famiglia di imprenditori con diverse aziende e decine di dipendenti. Cosa fece scattare la scelta di denunciare i suoi estorsori e rinunciare alle sue attività?

Avvenne con la richiesta esplicita di denaro: il 3% ai mafiosi e il 6% ai politici. Il netto rifiuto ha avuto come conseguenza intimidazioni, minacce, sabotaggi in cantiere e lungaggini amministrative nel settore edilizio pubblico dove io operavo. Un vero e proprio racket estorsivo organizzato. Fu nel 1994 che decisi di chiudere tutti i cantieri: a queste condizioni un imprenditore non è libero di lavorare. Attraverso la denuncia ho preteso i diritti di cittadino libero, di tutelare il mio ruolo di imprenditore libero e dunque ristabilire le regole di un vivere democratico.

Dicendo di no alla ‘ndrangheta e rispondendo alle estorsioni con le denunce lei è stato definito un simbolo scomodo perché ha denunciato non solo la mafia, ma anche «quello che c’è dietro». Lo rifarebbe?

Sono stato educato dalla mia famiglia alla legalità ed alla giustizia, sono quindi fiero della mia scelta e la rifarei. Anzi, la faccio tutti i giorni. La mia denuncia è ancora oggi quotidiana e credo fortemente che il rispetto verso le Istituzioni e il diritto di tutti i cittadini sancito dalla Costituzione sia l’unica vera condizione per considerarsi uomini liberi. Pino Masciari alla fine ha fatto valere non solo i suoi diritti ma quelli di tanti imprenditori e cittadini onesti che oggi possono denunciare in una situazione giuridica e sociale certamente migliorata rispetto a quella di quindici anni fa. Questo è l’epilogo più bello anche nei confronti di chi, quando decisi di denunciare, mi consigliava di rinunciare a causa del rischio per la vita mia e della mia famiglia.

La legge 82/1991 stabilisce che il regime di protezione per i testimoni di giustizia debba protrarsi fino alla effettiva cessazione del pericolo. Il 27 ottobre 2004, con i processi ancora in corso, lei è stato escluso dal programma di protezione. Ha ancora fiducia nello Stato?

La questione è più complessa. Anche le norme di attuazione del 2006, relative alla protezione dei testimoni di giustizia, precisano che questa debba durare 24 + 24 mesi al massimo, oltre a stabilire una serie di limitazioni alla libertà personale cui il testimone deve sottostare pena l’esclusione del programma stesso. Io ho ritenuto queste norme sbagliate e ho quindi fatto ricorso al TAR contro la loro applicazione nei miei confronti. Alla fine il ricorso e la sentenza hanno stabilito che gli standard di protezione per i testimoni e la durata del programma non possano essere definiti a priori, ma debbano essere calibrati caso per caso, in base alla complessità dei diversi processi. La questione sicurezza e la sua gestione sono il vero problema: chi denuncia ha la necessità di vedersi tutelata la vita e di essere supportato dalle Istituzioni. In questa ottica si è concordata una sospensione del programma e la rivisitazione delle misure di protezione. Lo Stato siamo tutti noi e la mia fiducia nelle Istituzioni non è mai venuta meno. Per fortuna esistono ancora strumenti e princìpi costituzionali che ci consentono di correggere errori e combattere battaglie, come la mia, che alla fine portano ad una crescita per tutti. La vittoria di Pino Masciari è certamente anche una vittoria di tutto lo Stato.

Da poche settimane, anche grazie alla mobilitazione sociale che ha accompagnato questa vicenda, il nodo sulla sua scorta sembra essersi sciolto. Come vede oggi il futuro suo e della sua famiglia?

Ho davanti tante strade aperte e tante possibilità. Il sogno che si era interrotto nel ’94 può oggi finalmente riprendere, anche se la traettoria si è modificata inequivocabilmente, cambiando totalmente la vita mia e della mia famiglia, per cui devo ancora capire cosa posso fare e da dove ricominciare. Sto rinascendo e con me i miei figli e mia moglie Marisa, con cui ho condiviso in tutti questi anni tanti momenti e tante scelte difficili. Spero di venire una volta anche ad Alessandria, magari nel nuovo anno.

 

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